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11 gennaio 2003
 
Particolari rivelatori 2 (Glasnost)

I baffi di D'Alema sono di nuovo alla ribalta. Ricordo quando dirigevano la Federazione Giovanile Comunista Italiana e i quadri intermedi del Partito cercavano proseliti tra i giovani dell'epoca...

Il talent-scout della FGCI ci girava intorno da un po' di tempo. Ci spiava sornione dietro gli occhiali da intellettuale organico (il computer è un intellettuale inorganico?), sogghignava sotto la barba regolamentare, ci seguiva implacabile ciabattando sui (coi? su?) sandali francescani nella luminosa primavera anni Settanta. Eravamo vittime predestinate: primo anno delle superiori, capello ribelle ma non troppo, niente ragazze, sguardo svagato ma partecipe. Il procacciatore di militanti ci abbordò all'uscita della scuola, sciorinò il suo discorsetto con tono dimesso e rassicurante, strappò assenso incerto eppur plebiscitario.

Ore 15:30 - Riunione degli studenti - Ordine del giorno: a piacere.
Quel pomeriggio sostammo a lungo indecisi fuori della sede cittadina del PCI, un bunker in cemento armato poco invitante. Alla fine varcammo la porta a vetri. Le due grandi lastre di cristallo immacolato simboleggiavano certamente la trasparenza del partito, il suo rapporto franco e aperto con la nazione.
Subito oltre la porta a vetri si apriva la grande sala riunioni dove prendemmo posto imbarazzati. Quindici presenti.
Il talent-scout aprì l'assemblea con un sedicente breve intervento introduttivo. La pila di fogli dattiloscritti da cui attingeva implacabile aveva uno spessore minaccioso.
Dopo mezz'ora l'aria primaverile e il monotonotòno dell'oratore ci sprofondarono nel torpore. La resa era vicina quando un giovane quadro intermedio fendette (fendé? fendee? fendê? attraversò?) trafelato l'aula per sussurrare all'orecchio dell'oratore notizie indubbiamente vitali per il destino della classe operaia . Il capo-cellula soppesò gravemente ed infine mormorò un ordine perentorio al novello Filippide che biascicò un "Subito compagno!" e schizzò via scomparendo alle nostre spalle.

Pochi attimi dopo un tremendo boato scosse l'edificio. Il primo pensiero fu quello di un attentato. Ci alzammo di scatto pronti a reagire all'ennesima provocazione neofascista e... notammo subito una figura umana stampata contro la porta a vetri. Stava afflosciandosi lentamente, colando lungo il cristallo con le braccia aperte. La sacralità del luogo non impedì che il pensiero corresse subito a Wile Coyote e alle sue proverbiali capocciate.
Lo sfortunato messaggero si riprese abbastanza in fretta, la riunione no. Ogni volta che il talent-scout riprendeva il discorso, qualcuno scoppiava in una risata fragorosa (quella detta "di ripensamento") e trascinava gli altri in maniera irresistibile.
Questo episodio segnò la fine dei miei rapporti col PCI.




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